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I miei piccoli di cinque e quattro anni ogni giorno mi chiedono regali, piccoli pensierini come gli ovetti di cioccolato con sorpresa e qualche volta anche giochini più costosi. Quando posso faccio loro regali ma, quando non posso, piangono e pretendono il dono e, per giustificarmi, dico di non avere i soldi per comprare regali. Mio marito dice che sbaglio perché così li faccio crescere con troppo interesse per i soldi ma non so come fare per fargli capire che non posso sempre fare loro regali più o meno costosi. Inoltre fare sempre regali ai bimbi é controproducente?

Cara mamma, nella storia dei "regali" c'è chi li ha e c'è chi li fa, ed entrambi le controparti hanno differenti motivazioni. Vediamo la cosa prima dalla parte di chi li ha: è ovvio che i bambini chiedano, ed è altrettanto ovvio immaginare il piacere che ne ricavano.

Non possiamo certo pretendere che loro, soprattutto se piccoli come i tuoi, possano comprendere il valore dei soldi, né tanto meno che siano informati del budget familiare, o delle opportunità delle spese: loro vedono, desiderano e chiedono. E se vedono mamma e papà fermarsi al bar per prendere un caffè, effettivamente la loro esclusione dalla possibilità di una consumazione rasenta l'apartheid. E quindi l'ovetto di cioccolato diventa un'abitudine come per noi il caffè.

Purtroppo le implicazioni di questa "abitudine" non sono così semplici: un adulto comprende il valore dei soldi, è informato del proprio budget familiare e sa quando una spesa, fosse anche un caffè al bar, comincia a diventare un onere per lui gravoso.

L'adulto ha sempre una possibilità di scelta. Il bambino no. Ha ogni giorno l'ovetto, ma ogni giorno l'aspettativa di un regalo viene meno: e così non conoscerà il desiderio, non imparerà a pregustare l'ansia dell'attesa, e che senso avrà per lui la Pasqua se mangia quotidianamente cioccolato? Ed è importante che lui cresca in un mondo in cui sappia condividere e riconoscere i significati.

E, nella peggiore delle ipotesi, crescerà pensando che tutto gli sia dovuto, cullandosi in un'aspettativa di vita narcisistica dove qualsiasi cosa chieda gli verrà data, dove gli "altri" esistono solo se possono soddisfare le sue esigenze, dove non ha più senso neanche l'occasione per il dono: Natale, compleanno, promozione scolastica ecc. E giudica tu se fare sempre regali è solo un problema di soldi.

Cara mamma, ti voglio però confessare che anch'io ho patito lo stillicidio quotidiano dell'ovetto di cioccolato, il cui esborso totale nel corso degli anni mi avrebbe consentito l'acquisto di un mega computer da stazione Nasa. Detto ciò, passiamo al capitolo di chi fa i regali.

Qui il discorso diventa molto personale e non è possibile generalizzare: ognuno di noi ha le sue proprie motivazioni, spesso inconsce, che lo inducono a fare regali (alla moglie, ai figli, ecc) di un certo tipo e di un certo costo. In linea di massima, ti posso dire che queste motivazioni, al di là del solito "piacere nel fare regali", possono essere tanto profonde da risultare spesso sconosciute agli stessi interessati.

Sono la cornice in una tela, ciò che completano e danno valore ai regali stessi, e che ne danno loro un senso. Per darti un'idea della complessità dell'argomento, ti posso rivelare le mie motivazioni nella storia dell'ovetto di cioccolato, che certamente non è un esempio di coerenza di cui vada fiera: diciamo che ho preferito sentirmi "buona" nel regalare l'ovetto a mio figlio (e sentirlo così ancora "bambino") piuttosto che sentirmi "cretina" davanti al mega computer da stazione Nasa (che peraltro il mio "bambino" saprebbe usare infinitamente meglio di me).

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